E’ una placca batterica mineralizzata, è una massa dura e tenace che si forma sulle superfici dei denti e sulle protesi dentali. Il tartaro é un fattore importante nell’evoluzione delle gengiviti e della malattia parodontale.
La superficie ruvida del tartaro sottogengivale tiene i batteri patogeni a contatto con la gengiva mantenendo l’infiammazione gengivale.
Tempi di formazione:
il tempo medio affinché il deposito molle (placca batterica) passi allo stadio di mineralizzazione è di circa 12 giorni, con variazioni dai 10 giorni per i più rapidi formatori di tartaro ai 20 per i formatori più lenti.
Un’accurata igiene quotidiana dei denti e degli spazi interdentali sono sufficienti per prevenire la formazione del tartaro sopragengivale.
Controlli periodici per l’igiene professionale, permettono di controllare la formazione del tartaro che si può formare nello spazio sottogengivale.
Per i pazienti che presentano una placca batterica tendente alla calcificazione veloce, l’igienista prescriverà loro, dei dentifrici contenenti delle sostanze (es. pirofosfati) che contrastano la deposizione di calcio sulle superfici dentali.
All’interno della nostra bocca, albergano circa 400 specie di batteri e ne rivestono ogni superficie, come: la lingua, le guancie, il palato, i denti, la rinofaringe, per continuare nell’orofaringe e così via in tutto il tratto gastrointestinale.
La bocca per le sue funzioni e caratteristiche, offre un habitat ideale alla proliferazione batterica (nutrienti, calore, umidità, piccoli anfratti etc…), perciò, se questi microrganismi non sono rimossi quotidianamente, il loro accumulo su denti e gengive può rivelarsi molto dannoso.
I batteri tendono ad accumularsi maggiormente nelle zone protette dall’autodetersione (masticazione e flusso salivare), ad esempio nelle fossette presenti sui denti, negli spazi interdentali e nel solco gengivale.
I batteri non rimossi, moltiplicano, si aggregano in specie diverse e diventano da innocui a produttori di sostanze nocive per denti e gengive.
Quei batteri che colonizzano i solchi, le fossette e gli spazi interdentali producono gli acidi in grado di “bucare” i denti, vale a dire la carie, mentre quelli che si accumulano nel solco gengivale (compreso lo spazio interdentale), producono delle tossine che determinano l’evento della malattia gengivale e parodontale.
Così comunemente chiamata, il termine si riferisce alla parodontite.
Questa malattia colpisce e distrugge l’osso che circonda e trattiene la radice dei denti. La causa principale di questa malattia è l’accumulo indisturbato di batteri (presenti nella nostra bocca) nel margine gengivale.
La gengiva è un tessuto di rivestimento dell’osso, si chiude strettamente intorno al dente, creando un “sigillo” di protezione (solco gengivale). I batteri, responsabili della malattia parodontale, si depositano nel solco gengivale quotidianamente e se non sono rimossi aumentano di numero e producono delle sostanze di rifiuto chiamate tossine che provocano l’infiammazione gengivale (gengivite).
L’infiammazione altera l’integrità del prezioso “sigillo” ed offre ai batteri l’opportunità d’insinuarsi in profondità, tra la gengiva e la radice del dente, ed infiammare i tessuti profondi. Il progredire dell’infiammmazione, altera e distrugge irreversibilmente i tessuti di sostegno dei denti, creando una cavità ossea, in altre parole una tasca parodontale. La progressione e la gravità di tale malattia sono legati a fattori individuali sia locali-ambientali, sia sistemici.
La parodontite è una malattia cronica, ciclica, quasi indolore, che ha come segni e sintomi caratteristici il cattivo odore della bocca; l’arrossamento, il gonfiore, il sanguinamento e la retrazione (non sempre) delle gengive; la produzione di pus, la mobilità, lo spostamento ed infine la perdita dei denti.
Alcuni batteri che abitualmente abitano nella nostra bocca, in assenza di nostri particolari accorgimenti alimentari e specifiche manovre di igiene orale, riescono a trasformare in breve tempo gli zuccheri alimentari in un acido corrosivo per lo smalto che ricopre tutta la parte esterna del dente.
L’azione dell’acido provoca la de-mineralizzazione (perdita della componente minerale, il calcio) con conseguente disgregazione dei cristalli di apatite costituenti dell’architettura dello smalto e la formazione di vere e proprie cavità sui denti.Gli zuccheri, di cui si nutrono i batteri responsabili della carie, incidono fortemente nell’insorgere di questa malattia, non tanto per la quantità ma per la frequenza di assunzione.
Ogni volta che si assumono delle sostanze zuccherate, si crea un’acidità orale che dura da 30 minuti a circa un’ora, questo fattore induce la perdita di calcio dal dente.
Per evitare la carie bisogna avere una dieta equilibrata, priva di spuntini e/o bevande “dolci”, non masticare frequentemente caramelle o cioccolatini e spazzolare bene i denti dopo i pasti.
La saliva ha un ruolo molto importante, perché contiene calcio e lo scambia con la superficie dello smalto, pertanto alterazioni organiche, problemi a carico delle ghiandole salivari e terapie farmacologiche che ne riducano il flusso o ne alterino il contenuto, sottopongono a maggiore rischio di carie.
Oggi dei test ambulatoriali ci possono aiutare nell’individuare qualità e quantità salivare.
Altri test, si effettuano per valutare la quantità di batteri, produttori di acidi, presenti nella saliva o nella placca batterica. La quantità di batteri acidogeni presenti nella placca è soggettiva, la loro presenza, anche in piccole quantità, aumenta notevolmente il rischio di carie.
Il fluoro è ampiamente usato nella prevenzione della carie per la sua duplice azione: rende la superficie dello smalto più resistente all’aggressione degli acidi ed inibisce la crescita batterica. Le terapie a base di fluoruri, si suddividono in: